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La sfida dell’integrazione

La sfida dell’integrazione

Giacomo Peretto, 29enne nato ad Altavilla e residente a Vicenza, lavora in Caritas dal 2016 ed è uno dei volti della cosiddetta Equipe Migranti. Laureato in Sociologia, è sempre stato vicino al mondo del volontariato, fin da quando, giovane scout, aveva aiutato i bambini del doposcuola organizzato da Caritas nel suo paese.

Oggi si occupa di un tema che è sempre stato un suo pallino: “L’immigrazione è un fenomeno che mi ha sempre interessato e desideravo tanto poter lavorare a contatto con questa realtà”.

L’Equipe Migranti nasce in seguito a un appello del Vescovo Beniamino Pizziol rivolto alla Diocesi nel periodo di maggiore emergenza sbarchi. In risposta Caritas ha messo subito a disposizione delle parrocchie alcuni operatori che potessero seguire l’accoglienza diretta dei migranti e coordinare i volontari locali. Lo scopo del servizio-segno è stato fin dal principio molteplice: accompagnare le persone migranti in un percorso di inclusione socio-lavorativa, allestire degli appartamenti dove accogliere e sensibilizzare la popolazione. Negli anni Caritas Diocesana Vicentina ha avviato anche dei progetti di seconda accoglienza proposta a persone titolari di protezione, usciti dalla prima accoglienza sussidiata dalla Prefettura, volta a sostenere il percorso di autonomia economica e abitativa.

“Ogni gruppo di volontari si occupa di un numero limitato di richiedenti asilo – quattro o cinque al massimo – per poter costruire percorsi di integrazione personalizzati”.

La sfida di entrare in contatto con culture così diverse non è semplice: “Sicuramente è un lavoro che ti mette alla prova, ti cambia, ti fa avere un punto di osservazione diverso sulla realtà. Spesso i migranti sono persone con un passato difficile, che si trovano in un contesto completamente nuovo. L’Italia e l’Europa poi non hanno ancora compreso che l’immigrazione esisterà sempre, che le politiche migratorie di respingimento rendono la vita dei migranti molto più difficile e pericolosa ma non hanno come effetto la fine di questo fenomeno.”.

Caritas, da sempre attenta alla crescita delle persone accolte e non solo a garantire i beni materiali di prima necessità, pur importanti, ha come obiettivo l’inclusione dei migranti e nel tempo i risultati si sono visti. Ma ci sono sempre nuovi obiettivi e nuove soluzioni da individuare per far fronte a un fenomeno in costante mutamento.

“Il fenomeno della tratta degli esseri umani e la necessità di sensibilizzare il territorio sono ancora un’esigenza concreta, per cui abbiamo lanciato il progetto dei Corridoi umanitari, vie legali sicure di accesso, nato da un’iniziativa di Caritas Italiana. È importante essere attenti alla situazione globale per trovare risposte adeguate ai vari problemi”.

Per capire in maniera concreta il modo in cui opera Caritas, possiamo portare l’esempio di Issa, 24enne del Mali arrivato nel centro di prima accoglienza di Vicenza nel 2016, e dopo poco entrato a far parte del mondo Caritas a Schio. Issa ha subìto le conseguenze della guerra civile nel suo paese, dove ancora ci sono tensioni fra il governo e i gruppi islamisti, oltre a conflitti etnici. Ha appena concluso il percorso di richiesta asilo e ha ottenuto la protezione umanitaria. Si è impegnato molto con la lingua italiana e ora ha il diploma di licenza media. Ha fatto volontariato in parrocchia, ha aiutato i bambini con il “Pedibus”, ha frequentato un corso di falegnameria e uno di informatica, ha preso il patentino per il muletto e al momento lavora come addetto alle pulizie. Una prova reale di come ci si possa integrare in Italia con un po’ di buona volontà.

“Spero un giorno di lavorare come commesso perché questo era il mio lavoro in Mali. Qui in Italia mi trovo bene, sono stato aiutato molto, ma in futuro mi piacerebbe tornare dalla mia famiglia in Mali”.

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